Il briscologo urlante

Chi è il “briscologo urlante” e perché è incazzato con il mondo intero?
Innanzi tutto non arretra di un millimetro nel millantare titoli: docente, per la verità assai discusso, di briscologia applicata e quasi sempre, in virtù di chissà quali poteri taumaturgici, si autoproclama magister populi della secolare e pluripremiata Fàbrica del frecàss.
Per dire del personaggio, altri, in segreto lo hanno soprannominato sgonfiôn. Lo sa e ne soffre.
È una figura atipica che sfugge all’analisi delle scienze esatte e si colloca piuttosto nell’area dell’empirismo sperimentale, laddove il soggetto in esame straparla nella duplice consapevolezza di arieggiare la cavità orale e al contempo di affermare verità soggettivamente incontrovertibili.
Nell’ambito dell’azzardo ragionato, che si propone di piegare la Fortuna ai propri fini personali, è un incorreggibile spocchioso con ambizioni dittatoriali.
Esempi? Nella scelta del “socio”, ne valuta le competenze al fine di stabilire se sono superiori o inferiori alle proprie. Nel primo caso è possibile vincere la partita, ma non è escluso di ricevere una sequela di insulti irripetibili; nel secondo i rapporti s’invertono e “l’altro”, comunque finisca, assume il ruolo di vittima sacrificale.
Vanta una conoscenza linguistica che, nell’essenzialità, corri-sponde a un preciso percorso esistenziale: carico, strozzare, vai via liscio, dagli una figura. Oltre a tutta una serie di segni convenzionali relativi alle carte che devono essere giocate. Dovrebbero essere giocate, perché il socio, tra smorfie, alzate di spalle, sfregamento di pollice e indice, sbattimento di palpebre, finisce col capire più un cazzo e sbaglia.
Ed è qui che si rivela la vera natura del “briscologo urlante”: è un grido di brutale sofferenza, condito da ingiurie e bestemmie inenarrabili. Una procedura classica consentita nelle bettole e nelle osterie di dubbia moralità, tollerata nei “circoloni” laici, ma decisamente contrastata nelle aree ricreative a conduzione cristiana.
Morale? Abito proprio di rimpetto all’Arci. Sono entrato in possesso di un vocabolario blasfemo da fare invidia al Maligno, ma ancora non ho capito quando è necessario “strozzare” e quando invece bisogna andare “lisci”.

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