“Pirla pirla e poi ancora pirla! Cazzo che male, che male, che male ostia! …Calma e gesso… D’accordo, non sono stato attento, ma perché? Perché mi sono fatto tradire dall’eccitazione, mentre in un momento topico come questo avrei dovuto mantenere la necessaria freddezza.”

L’autocritica non è una cosa semplice e se nella constatazione della propria inettitudine sgorgano le lacrime, allora vuol dire che ti sei tirato sulla dita una martellata della madonna.

Peppo di professione era artigiano polivalente. Smontava e riaggiustava qualsiasi cosa, con una conclamata ambizione: poter mettere le mani su un razzo Saturno, ma la Nasa lo aveva diffidato.

Ma ben altro era l’intimo stimolo, pochissimo sbandierato per ovvie ragioni, che gli governava la vita: era un erotomane, aggettivo che si era guadagnato in età adolescenziale. Durante un gita scolastica alla Galleria degli Uffizi a Firenze, si trovò a tu per tu con la Nascita di Venere dipinta da Sandro Botticelli: “Cazzo, che tanta che è quella lì!” Dietro però c’era la “profe” che, oltre a tirargli una sonora e bruciante pappina sulle orecchie, lo sospese a vita da qualsiasi ordine di studi,  con l’accusa di atti osceni in luogo pubblico.

Da allora non ebbe requie e benché orbato della possibilità di frequentazione scolastica, s’improvvisò cultore autodidatta della pittura erotica. Prese esempio dai camionisti e costellò le pareti del suo modesto luogo di lavoro delle migliori riproduzioni dei grandi maestri della specifica materia: l’esplicito Lovis Corinth, Egon Schiele sempre arrapato, l’africano Amedeo Modigliani, l’ambigua Tamara de Lampicka, il settecentesco François Boucher e, perché no? anche le paciose ciccione di Fernando Botero. Un piacere per la psiche, anche quando gli occhi si posava su roba all’ingrosso.

In un giorno come tanti altri di noiose attività, tra una lampadina da riparare e un frigorifero da trasformare in go-kart, sfogliando un libro, s’imbattè in un pittore dal soprannome strano: “lo sbullonatore”, al secolo (di allora) Gustave Courbet. Gli aumentarono le pulsazioni cardiache quando venne a sapere che un suo dipinto, “quel” particolare dipinto, intitolato “L’origine del mondo” (datato 1866, cm 46×55)*, ben custodito in una sala appartata presso il Musée d’Orsay di Parigi, in Rue de la Légion d’Honneur, al civico numero1, era vietato ai minori di 18 anni.

Fu quello il giorno in cui iniziò la ricerca frenetica presso negozi e bancarelle e che si concluse con la violenta martellata sull’alluce, di cui si è fatta menzione all’inizio, e della conseguente autocritica. Ma anche della consapevolezza che mai, mai! verità più grande era stata sventolata sotto il suo naso. E il testosterone andava a mille.

 

*Il Comitato di redazione ha ritenuto opportuno non pubblicare l’immagine del dipinto menzionato per non turbare la sensibilità del Parroco e della Giunta comunale.

 

Beppe Cerutti

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