Daspo: acronimo che per l’Ufficio belle pensate del ministero degli Interni vuol dire “Divieto di accesso alle manifestazioni sportive”. Data la sua “esuberanza”, ritenuta inversamente proporzionale all’età (anni 68), il “tennico” (vedi short story del 25 settembre) è stato sottoposto al citato provvedimento: non può accedere allo stadio ne seguire le sempre insidiose trasferte della squadra del cuore: la Juventus. Relegato all’Osteria, segue le vicende calcistiche con gli occhi appiccicati al televisore e l’orecchio incollato alla radio: vive la trasmissione “Il calcio minuto per minuto” come uno psicodramma.
Per inquadrare il personaggio è bene ricordare agli innumerevoli appassionati di calcio che nella Russia siberiana esiste una regione chiamata Kolyma, “ridente” località che assume il nome dall’omonimo fiume, attraente come un pesce surgelato.
Nell’area vi era la miniera di Butugycheg.
Luogo nel quale, sulla base di precedenti esperienze locali di carattere rieducativo, è stato allestito un centro di assistenza psicologica per tifosi esagitati, che si avvale della qualificata consulenza medica del Coordinamento per l’osservanza dell’ordine pubblico gestito dall’Onu. Il “tennico” ebbe il privilegio di seguire in “diretta” alcuni corsi di aggiornamento, deliberati da un’Ordinanza sindacale del Municipio di residenza con l’avallo dell’ufficio preposto della Figc (Federazione italiana gioco calcio), meglio conosciuto come “Tolleranza zero”.
Provvedimento pretestuoso, derivato da una delazione di sicura provenienza interista: il “tennico” avrebbe affermato che Del Piero è secondo soltanto al Padreterno, guadagnandosi l’accusa di blasfemia e, di conseguenza, vilipendio alla religione. L’avvocato difensore sparò ad alzo zero: “E allora come la mettiamo con Mariolino Corso, soprannominato dalle schiere nerazzurre dell’epoca piede sinistro di Dio e ancora oggi ricordato come tale?” Il Tribunale tentennò, ma in suo soccorso venne un’altra spiata, questa volta proveniente dalle pendici del Vesuvio: il “tennico” ha sostenuto pubblicamente che il meglio per i quattro spaghi al dente dell’ultima ora è un condimento a base d’inchiostro di seppia oppure, in alternativa, con una stecca di liquerizia.
Fregato per colpa di letame burocratico buttato tra le pale di un ventilatore, perché anche la Magistratura non sa resistere a quattro spaghi con pomodoro e basilico e un filino d’olio di quello buono!
Rientrò al suo posto di lavoro (l’Osteria) dopo aver assimilato “per ben benino” le nozioni di base elargite in quello sperduto luogo della Siberia orientale: un mese e alcuni giorni di autocritica forzata da espletare con procedure di ravvedimento in aule situate a seicento metri sotto terra.
Di fronte a quel rottame umano gli avventori impallidirono. Ancor di più alle sue parole: “Il tifoso juventino è un piccolo borghese testa di cazzo che va a bere l’aperitivo in piazza San Carlo consapevole di essere derubato.”
Va be’, una circostanza che riguarda i tifosi residenti a Torino.
“No, le nostre anime sono dense di presunzione!”
Dense?
“Sì, voce del verbo densare… Come una crosta sulla crapa dopo che hai preso una randellata, quattro per la precisione. Andammo in Arno per risciacquare i panni, tornammo strizzati. Ooh, dolore, dolore.”
Al culmine del delirio autocritico, il “tennico” aggiunse: “Rivoluzione!”
A quel punto gli avventori non ebbero più dubbi: 118 con l’ausilio dell’auto medica.
“Dottore, sono un gobbo deviato. È grave?”
Non si preoccupi, sono juventino anch’io. Sentiamo il polso. Cazzo, pulsazioni pazzesche. Subito un cardiotonico!
“Dottore, le confesso una cosa: a me l’Andrea Agnelli mi sta sulle balle… Pigliamo quattro pappine e quello lì mi vuole vendere il Pogba, ma si può?!”
Non lo dica a me…
“Dottore, butto lì il mio ultimo desiderio: tutto il potere a Lapo Elkan!”
Chiamate un prete, presto.
Il sacerdote comparve nelle sembianze di Luciano Moggi.
Beppe Cerutti
Nella foto gli originali scarpini di Lapo Elkan