La scoperta del protozoofittileammanicato (in seguito sintetizzato dalla scienza con la sigla Pzeffea) si deve all’immediata intuizione di Retorico da Sublimate, che lo vide navigare indisturbato dentro il primo bicchiere di vino che gli aveva ammannito l’oste della malora. Fu una questione di attimi, perché già a metà bicchiere l’intuitore era sbronzo e di quella vaga creatura s’era persa traccia. “Buono, se ne metti qualcun altro al posto delle patatine, ‘sta brodazza acida va giù che è meglio.” Quasi subito crollò al suolo e intervenne il medico di base, che abitava proprio lì vicino. Questi si mostrò visibilmente preoccupato perché il “disteso” di solito cedeva ben oltre, ma ben oltre e oltre la misera mezza tazza. Fece rapporto alle autorità superiori, che girarono la patata bollente a chi di dovere.

Dopo molteplici e incrociate analisi di laboratorio, l’Istituto nazionale di medicina, sebbene in forma dubitativa, ebbe a scrivere che il Pzeffea avrebbe potuto essere nient’altro che una proiezione schizofrenica del suddetto Retorico da Sublimate, ormai talmente carbonizzato da non poter reggere neppure l’odore del vino, a prescindere dal colore. Il caso interessò anche le Forze dell’ordine le quali fecero un’indagine molto ma molto discreta, giusto per non danneggiare a priori l’attività dell’oste della malora. Ne risultò che crollò al suolo soltanto uno degli “investiganti”, ma solo perché lì dentro c’era rimasto una giornata intera. Del resto il responso medico fu chiaro: intossicazione da fumo di sigaretta.

Ben lontano dal pensare di avere messo in piedi tutto ‘sto casino, Retorico da Sublimate, forse perché i medici non trovarono di meglio che picchiarlo per fargli smettere di bere, pensò bene di cambiare aria e dall’osteria dell’oste della malora si trasferì a quella del gentile avvelenatore. Questi aveva sistemato i contatori direttamente alle botti così che i clienti, portandosi da casa il “ciucio”, s’attaccavano direttamente ai contenitori e andavano avanti a chiacchierare. In un allegro batti e ribatti con il nostro eroe, però, svennero contemporaneamente la Tigre del Bengala e il Leone di Crimea, ma tutto sommato niente di male, perché in fonderia fa sempre un caldo della madonna e se il vino è appena un po’ fresco, magari ti si ferma sullo stomaco. Il fatto è che perse i sensi anche Kit&Kat, il gatto del taverniere, che impazziva per gli stuzzichini  sistemati sul banco. La solita baraonda, ma a quel punto, per vederci chiaro, le Autorità tutte quante messe insieme, decretarono la chiusura momentanea dei locali pubblici cittadini, perché con Pzeffea non si scherza un cazzo.

Fu così che, pochi giorni dopo, nacque la fortuna del “Seplufacil”

Beppe Cerutti

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