Marsala, fantastico porto naturale siciliano dagli arabi, a suo tempo, denominato “Mars el Allah”, vale a dire il porto di Dio, beh è anche un grandissimo vino liquoroso che andrebbe scoperto, o meglio, riscoperto senza ombra di dubbio.
Blend (una sorta di assemblaggio) di vini liquorosi invecchiati dai 15 ai 30 anni, dal colore ambrato, con una ricca, vasta, affascinante, intensa e straordinaria varietà di profumi (dai fichi secchi agli agrumi passando per il cioccolato e arrivando alla china), al palato il Marsala (in oggetto) è sapido, salmastro, con lievi note dolci che comunque emergono. Questo è il Donna Franca della leggendaria cantina Florio, bottiglia storica dedicata alla regina della Belle Epoque.
Qualcuno lo definisce vino da meditazione. Può essere, ma innanzitutto è un vino da riscoprire (e bere) il nobile decaduto, ora finalmente in ripresa, Marsala: degustare e ridegustare per credere.
Originalissimo prodotto Made in Italy, il Marsala fondamentalmente deve il suo successo al commerciante inglese John Woodhouse che nel 1773, in seguito a una tempesta, trovò riparo nell’omonimo porto siciliano. Assaggiando il vino della zona, l’uomo d’affari e commerci ne comprò un carico notevole da mettere a bordo della sua nave e, per conservarlo al meglio durante i lunghi viaggi, per fortificarlo ad hoc, aggiunse dell’alcol dando vita al primo Marsala della storia.
Sbarcato a Liverpool, il vino di Woodhouse ottenne e conquistò consensi e successi al punto che lo stesso commerciante si trasferì in Sicilia per aprire un’azienda vinicola, la stessa cantina oggi tuttora griffata dalla famiglia Florio che dal 1833 la possiede.
Nota a margine: pare che l’ammiraglio Nelson fosse solito brindare a ogni vittoria con un bicchierino di Marsala… per questo forse, a quei tempi, chiamato il vino della vittoria.

Stefano Mauri

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