Cronaca di una retrocessione annunciata verrebbe da dire, ma in realtà, la retrocessione del maggiore team calcistico cremasco nel Campionato nazionale dilettanti (categoria al momento ideale per Crema e dilettantistica solo per ipocrita definizione) è soprattutto il fallimento del progetto Pergolettese (le presenze al Voltini, in netto e costante calo, in tal senso parlano da sole) e di un football locale da rivedere.
Dunque mister Aldo Firicano, il più esperto (e meno colpevole) dei tre avvicendatesi sulla panchina gialloblù, non è riuscito nell’impresa di resuscitare una squadra leggera, spompata, femmina, rinunciataria, irritante e poco adatta alla categoria, ma è davvero un peccato che il suo nome (come quello del bravo vice Marco Lucchi Tuelli) resti legato alla grande debacle gialloblù.
E adesso? Già cosa farà il plenipotenziario (contano solo le sue decisioni nella stanza dei bottoni canarina) Cesare Fogliazza ora che il ritorno in serie D è ufficiale? Il buon Fogliazza probabilmente non lascerà la creatura al suo destino, parlerà col solito pesante interlocutore (questi potrebbe caldeggiare il ritorno di Giorgio Veneri nelle vesti di general manager), magari si legherà a nuovi dirigenti con portafoglio (l’imprenditore Ilario Tommasi si è avvicinato, ultimamente, alla minimalista galassia “cannibale”), sceglierà l’allenatore cui affidare la squadra (in nomination Sergio Porrini, Marco Lucchi Tuelli, Firicano, Paolo Bertani, Maurizio Lucchetti e Dario Hubner) e poi rilancerà la scommessa.
Ma siamo nel campo delle pure ipotesi poiché le intenzioni del deus ex machina cremonese, allo stato attuale restano un’incognita misteriosa. Ergo, ammesso (e non concesso) decida di ripartire e come deciderà di farlo, prima di rimettersi in gioco, Fogliazza (cui va un plauso per averci messo faccia e denaro) farebbe certamente bene a riconsiderare certe sue attuali certezze calcistiche: oggi la Pergolettese (il nome andrebbe riadattato in Pergocrema 2014) non è soltanto retrocessa sul campo, ma è fondamentalmente una società da ridisegnare con forze nuove e gente ingiustamente messa al bando dalla frettolosa inquisizione post fallimento datata estate 2012, estate quella caratterizzata dall’avvento provvidenziale del titolo sportivo del Pizzighettone, “brand” che salvò il Pergo dal declino.
Ecco, col senno di poi, probabilmente pure quell’operazione andava gestita meglio, ma in fondo, nulla è perduto basterebbe pigiare, virtualmente il tasto rewind (leggasi voltare pagina) e ripartire concretamente da zero. Per la cronaca, al netto dell’ormai noto fallimento del 2012, questa, dalla primavera del 2000 (erano quelli i tempi dei fratelli Sergio e Luigi Bianchi, epoca nefasta cui seguì il Risorgimento griffato dalla cordata nostrana coordinata da Lord Max Aschedamini) è la prima vera retrocessione sportiva dell’equipe “cannibale”. Anche per questo il tonfo della Pergolettese fa più rumore!
Stefano Mauri