So che tra i lettori di Sussurrandom ci sono tanti musicisti; chi con più o chi con meno anni di esperienza ma comunque un numero considerevole. Bene, stanotte non riesco a dormire per la solita crisi che, puntualmente, mi colpisce ogni due anni: il cambio di chitarra.
Dovete sapere che per un musicista (di professione o come me solo per hobby) uno strumento non è un semplice oggetto: le mie chitarre tutto sono meno che dei pezzi di legno con delle corde per suonarle. Ogni mia “bimba” ha un suo suono: il suono è come se fosse la voce della chitarra stessa e dipende dal corpo (legni, dimensioni ecc ecc…) proprio come le persone. Anche per questa somiglianza tutte le mie chitarre hanno un nome, ma so che in fondo ogni chitarrista affida un nomignolo al proprio ferro.
Le chitarre ci accompagnano nelle notti senza sonno mentre scriviamo canzoni più o meno felici, con loro facciamo concerti indimenticabili, nel bene o nel male sono un po’ come delle compagne d’avventura.
Due anni fa, quando il progetto del tributo in acustico a Guccini aveva già preso forma, decisi di comprarmi una chitarra adatta per affrontare concerti da solitario (e non solista). Il 31 ottobre del 2012 con l’ultimo stipendio dell’anno preso da pochi giorni mi portai a casa una Martin OMC-1E. Per gli amanti della chitarra acustica la Martin è un po’ il “sogno erotico”; ricordo la prima notte che l’ho avuta ai piedi del letto e mi sono dovuto svegliare alle tre del mattino per aprire a custodia e constatare che: “ Sì, ce l’ho davvero!”.
Quasi due anni insieme io e lei con il tributo a Guccini in acustico, con gli Eskimo e i C.D.U.! Un’avventura che sembrava infinita finché…
La settimana scorsa ho provato una Gibson J-185 in un negozio: il suono, la perfezione delle sue curve e dei suoi legni mi hanno lasciato a bocca asciutta. Tutto questo mi ha convinto a tentare di entrare in possesso della storica SJ-200, chitarra scelta da nomi come Elvis, Cat Stevens e Bobby Solo (cazzo ridete?).
In pochi secondi ho deciso di vendere la Martin… l’ho tradita e lei se n’è accorta. Da quel giorno nelle mie mani non è più come prima: tra me e il manico non c’è più quel feeling come all’inizio, la sua voce è cambiata da dolce e sensuale a stridula come rotta dal pianto.
Mi dispiace piccola, so di averti fatto del male. È finita e ora sono certo di amare un’altra. Porterò sempre nel cuore i ricordi delle nostre serate insieme in giro per palchi grandi e piccoli, locali ed una volta siamo stati anche in un teatro. Spero che il prossimo che ti avrà tra le mani sappia trattarti meglio di come ho fatto io anche se per te rimarrò sempre la “prima volta”. È giusto ora prendere due strade diverse.
Se qualcuno di voi fosse interessato alla “quasi mia ex” mi contatti pure, per ora sono certo che il futuro del mio suono elettrico e acustico sarà solo ed unicamente Gibson (per sempre? Vedremo!).
Pier Solzi