Secondo il Collegio di Garanzia della Federcalcio il presidente della Lega Pro Mario Macalli, il vicepresidente e i componenti il Direttivo non debbono essere rimossi dai loro incarichi poiché solo il Consiglio Federale dovrebbe prendere una decisione del genere, e in presenza di casi di eccezionale gravità che impediscano il regolare o normale svolgimento delle attività.
Il nodo era il solito problema del bilancio consuntivo non approvato dalla totalità dei club iscritti, ma la Lega Pro, difesa dagli avvocati Ferrari e Di Cintio, ha già espresso soddisfazione per la sentenza. Sull’argomento è voluto intervenire comunque Giovanni Lombardi, componente della Commissione per la riforma dei campionati e del Consiglio di Lega, ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com
“Si è giunti a questa sentenza grazie all’operato dell’ottimo avvocato Di Cintio, e posso dire di essere contento delle decisioni prese, perché il Collegio di Garanzia da un lato ha ricordato che la mancata approvazione del bilancio non costituisce atto formale di sfiducia nei confronti del Presidente e del Consiglio Direttivo della Lega Pro. Mentre dall’altro, l’unico organo legittimato alla dichiarazione di decadenza dei dirigenti di Lega non è l’Assemblea di Lega ma il Consiglio Federale e solo per ragioni eccezionalmente gravi per le attività della Lega. Questa sentenza leva ogni dubbio sul l’operato del presidente Macalli e del consiglio direttivo di cui mi onoro di far parte.
La correttezza che ha sempre contraddistinto il Consiglio Direttivo del resto è stata ampiamente premiata dalla maggioranza delle società, che nella assemblea dello scorso febbraio hanno con ampio consenso confermato la fiducia a Macalli e al Direttivo, e portato all’elezione di nuovi membri. Ora anche alla luce di questa storica sentenza che fa chiarezza sul futuro occorre lavorare, per far crescere ancora di più la ampia maggioranza (circa 40 società) che caratterizza il nostro gruppo. Dico questo perché bisogna puntare alla condivisione nelle strategie, e non alla divisione con il solo fine di tenerci separati per comandare, così come ha cercato di fare il gruppo che fa capo ai firmatari delle mozioni anti-Macalli.
Mi spiace che ci siano stati presidenti che si siano lasciati coinvolgere su questo fronte, facendosi manovrare per mettersi contro altri presidenti amici: ciò è negativo per il nostro movimento. Io credo che dobbiamo rimanere più uniti possibile se vogliamo ottenere dei miglioramenti economici, e soprattutto dobbiamo trovare delle condivisioni di obiettivi con le altre Leghe, in particolar modo quella di Serie A e la Federcalcio, e non dichiarare loro guerra. Le guerre purtroppo portano solo morti e feriti, e in questa fase in cui la Lega Pro è già piena di morti e feriti dobbiamo cercare di guarire, e non di distruggere. Del resto per il nostro Direttivo parlano i fatti e non le chiacchiere, e la riduzione delle fideiussioni è un primo grande successo. Ora si dovrà agire sulla crescita dei ricavi ed in particolare modo dei diritti su streaming visto l’enorme successo. E credo che agendo con onestà e con il buon senso si potrà arrivare anche lì a dei buoni risultati, altrimenti a casa ci manderemo noi stessi”.
Lei fa parte del Consiglio di Lega, e anche della Commissione per la riforma dei campionati. Può svelarci qualche ulteriore novità a proposito delle fideiussioni?
“Il mio ruolo alla fine è sempre stato un ruolo di servizio per tutte le società, indipendentemente da tutto. La dimostrazione sta nel fatto che abbiamo ottenuto dalla prossima stagione la riduzione della fideiussione da seicentomila euro a quattrocentomila euro, addirittura a trecentomila per quelle società con un monte ingaggi inferiore al milione di euro. Questo è un segnale importante, tenuto conto che il calcio vive un momento di crisi”.
Ci saranno anche novità sulle rose di Lega Pro?
“Sì, stiamo varando la possibilità di portare le rose a 24 giocatori con almeno 5 under 21, allo scopo di controllare il monte ingaggi. Più o meno come avviene in Serie B. È una riforma che nasce dalla maggioranza delle società, per cui il mio operato nasce dalle esigenze delle società, alle quali mi ritengo sempre legato”.