Per i risvegli musicali della domenica mattina vi proponiamo un pezzo del chitarrista jazz, ma la definizione è davvero riduttiva, cremasco Enzo Rocco, preso dall’Enzoroccochannel, il suo canale di You Tube.

Un pezzo in du con il sassofonista torinese Carlo Actis Dato registrato a Genova, al Louisiana Jazz Club, nel maggio del 2005. la collaborazione con Actis Dato ha anche dato (e scusate il bisticcio di parole) alla luce alcuni dischi, tra cui il notevole Paella e Norimaki. Per completare la domenica proponiamo anche una intervista racconto con Enzo di un paio di anni fa ma ancora piacevole di leggere.

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Fare una chiacchierata con Enzo Rocco è sempre un suggestivo giro del mondo per aneddoti, un saliscendi di nuovi momenti e di ricordi di una carriera oramai ultra ventennale. Incontriamo il chitarrista jazz cremasco, ma anche sulla definizione jazz ci sarebbe qualcosa da dire, nella giornata in cui chiude una masterclass di improvvisazione presso l’istituto Folcioni.

Gli alunni del corso arriveranno tra quasi due ore, sarebbe un tempo più che sufficiente per un intervista con chiunque. Ma con Enzo ci si troverà a metà dei ragionamenti. Un periodo intenso, come sempre da anni alla fine, per Rocco. Tornato da poco da una serie di concerti in Belgio, settimana prossima partirà per una tre settimane intensissimi in Sudamerica, tra Argentina e Cile, con ben tre dischi nuovi in uscita a rimpinguare una discografia ormai articolata come quella di Frank Zappa.

“Sono dieci anni che vado e vengo dall’Argentina”, comincia a raccontare davanti ad un caffè, “quest’anno sarà una trasferta particolare. Presenteremo il disco fatto con Pablo Ledesma a Buenos Aires. I nostri concerti si inseriranno nelle iniziative per il bicentenario della fondazione della repubblica”.

enzo rocco (3)

Ma Enzo sarà in Argentina anche il 2 giugno, Festa della repubblica italiana, e allora ecco un momento per l’ambasciata Italiana. E poi via giù a Ushuaia, la città più a sud del mondo, per il festival Jazz al Fin, musica alla fine del mondo. Chiediamo del progetto Spaghetti jazz, che aveva portato in Sudamerica qualche anno fa, con il rifacimento di brani storici della musica Italiana in chiave jazz, scopriamo che è mutato. Anche se ci sarebbe un disco pronto con brani rivisti di Nino Rota e di Ennio Morricone, bloccato solo per questioni di diritti da pagare. Mentre sotto un filo di sole torniamo verso il Folcioni Enzo estrae dalle tasche della giacca anche The Gradisca concert, il secondo disco in uscita in questo periodo. Qui si apre un altro capitolo dei suoi peregrinanti viaggi di musica. Quello legato al sassofonista ottuagenario inglese Lol Coxhill. Una collaborazione che oramai ha quasi 15 anni di storia alle spalle e diversi dischi. Questa è la trasposizione su cd del concerto tenuto nel novembre del 2008 al festival di musica contemporanea All frontiers di Gradisca di Isonzo.

“Che Dio ci conservi Coxhill”, racconta Enzo, “ma oramai ha una certa età e la salute non è delle migliori. Mettere su disco qualcosa fatto con lui è sempre una bella esperienza”. Tra parentesi la registrazione video di tutto il concerto è visibile sul Rocco canne di You Tube. Il terzo disco in uscita è la registrazione di una serata a Leuven in Belgio assieme a Gianni Mimmo, “ci eravamo visti solo qualche volta e avevamo suonato assieme solo una volta. Eppure quella serata è stata talmente particolare che si è deciso di metterla su cd”.

Ma la discografia di Enzo non si ferma mica qua. Entro la fine del 2010 uscirà in Inghilterra la registrazione del concerto fatto con Tom Bancroft al Manchester Jazz, il viaggio in Argentina servirà anche per cercare un produttore per il nuovo disco già registrato con il trio composto assieme a Rodrigo Dominguez e Hernan Mandelman.

“Ma vorrei anche fare un disco di chitarra solista, alcune cose le ho già registrate, nelle Ande un anno fa, e le sto mettendo sul mio sito www.enzorocco.com. Ma sarebbe bello arrivare a chiudere tutto in un cd”. Tutto questo alla faccia della crisi del disco, della difficoltà di pubblicare su cd… Ma Enzo usa anche i nuovi mezzi e comunque ha cambiato modo di intendere la realizzazione della musica. Il missaggio degli ultimi tre dischi l’ha curato lui stesso, così come il video con concerto di Gradisca, come già detto si diverte a spargere per la rete musica e video, “e mi hanno regalato un iPod, sto mettendo su tutto quello che avevo in casa e che da molto non riuscivo ad ascoltare. Solo sentendo certe cose degli anni cinquanta si potrebbe tranquillamente fare il giro di tutti i festival jazz contemporanei e mandare a quel paese tutti i musicisti moderni”, lo dice in modo molto più colorito di così, e si diverte un mondo.

enzo rocco

Ma c’è sempre il fatto che con la musica in qualche modo Enzo ci vive, “ho scoperto da un paio di anni che un mio pezzo scritto per Luca Garlaschelli è stato scelto da Radio Coop per la sigla di qualche cosa che non ho capito. Sorrido quando vedo i rendiconti Siae… mi paga il riscaldamento”, la quotidianità e l’arte che si scontrano. Come sempre quando finisce la parte ufficiale dell’intervista escono gli aneddoti più belli. E’ invitabile che si finisca a parlare di Carlo Actis dato, il sassofonista torinese con cui Enzo collabora da 12 anni.

“L’anno scorso abbiamo messo su un quartetto quasi improvvisato con bassotuba e basso, portando nella formazione Fabio Crespiatico, e abbiamo partecipato a Jazz à Carthage in Tunisia. Una serie di concerti con un ensemble di musica tradizionale africana, tutto improvvisato. Il progetto è talmente strano che ha le gambe”.

Gli alunni della mastercalss scalpitano, c’è l’ultima lezione concerto da fare. Enzo ha già preparato una bottiglia di Sake per festeggiare la fine del corso, la sua passione per il Giappone è nota, dalla musica ai sentimenti passando per il cibo, come non ricordare che il primo disco con Actis Dato si intitolava Paella e norimaki. Tra poco dalla classe del Folcioni usciranno suoni cui è difficile dare una definizione. Jazz, contemporanea, colta? Proponiamo un jazz contemporaneo ed Enzo ci fulmina benevolmente, “quella definizione è usata in America da chi fa quella sorta di jazz legato al pop. Dio ce ne scampi. Chi se ne importa delle definizioni dai…”.

 

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