L’uomo è sull’altro lato della strada, seduto alla fermata dell’autobus.
Indossa uno stravagante cappello bianco e rosso, in netto contrasto con l’elegante abito scuro; che sia forse un regalo di un caro amico? Oppure forse una particolare moda, chissà… Nonostante le sproporzionate dimensioni, l’inconsueto copricapo non nasconde il volto: è un viso insignificante, nè sconosciuto, nè familiare, di quelli che si dimenticano dopo un istante.

Quella faccia non ha proprio nulla di insolito.

In effetti l’intera figura non ricorda nulla di preciso, sembra uno qualunque, un impiegato qualsiasi. Si può notare solamente che il giovane è in trepidante attesa: alla comparsa di ogni autobus in lontananza si alza di scatto e scruta l’orizzonte, tenendo sempre attentamente con sé il suo ombrello e la sua valigetta.

L’impiegato osserva continuamente l’orologio da polso, gli tremano leggermente le gambe ed è pallido in viso; è visibilmente irrequieto: che sia il suo primo giorno? D’improvviso un autobus si ferma: il giovane sale e cerca un posto tra la folla, agitato e confuso dal caos dei pendolari. Il veicolo riparte lentamente, la fermata è ora deserta; l’uomo è partito, ma la sua valigia è ancora lì.

Eldar Erinaldi Stringhi

 

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