Artista della fotografia, con Vanessa Rusci, nuovamente abbiamo scambiato quattro chiacchiere. E come sempre la chiacchierata non si è rivelata per così dire … banale.
Ma… in Italia all’alba del 2017 è possibile vivere di sola fotografia artistica non facendo altri lavori?
La domanda non è facile: ci sono fotografi che lo fanno, ma non è il mio caso dato che ho un’azienda che si occupa di comunicazione aziendale a 360 gradi con vari parteners per garantire il massimo della qualità ai clienti e continuare nella mia ricerca artistica attraverso il compromesso di … lavorare con una fotografia commerciale ad alto indice artistico. Ricorrendo, quindi all’arte nei miei progetti di comunicazione e di fotografia. Per il food ad esempio ho cercato di uscire dagli standard richiesti proponendo still life in macro molto estremi: EXTREmE food project, Opera Waiting 100% nature. Per alcuni lavori di fashion invece ho proposto le mie inquadrature aberrate dal grand’angolo, le mie ricerche sulla sovraesposizione coi sgranati assolutamente contro tendenza, con le eccessive post produzioni sui volti delle donne. Sai mi sento di poter affermare che per vivere di arte si deve essere trasversali e forse perseguire percorsi più ufficiali. Corsi però che io non ho mai seguito. E … nei percorsi di ricerca come il mio, alternativi, occorre lavorare sodo, non arrendersi e credere profondamente in quello che si fa, studiando e confrontandosi. Se proprio volete approfondire il mio modo di lavorare, fatevi un giretto sul sito: www.vanessarusci.com.
Come è stato professionalmente il tuo 2016?
Penso positivo, mi sforzo di guardare il bicchiere e dire che è mezzo pieno: così è stato un anno intenso, che ha visto la nascita di collaborazioni importanti e interessanti servizi di moda e food. Sono stata spesso in Inghilterra dove ho rapporti sia con gallerie artistiche, sia con agenzie specializzate in food e fashion.
Ho inoltre aumentato le fotografie con smart phone e I Phone: mondo che studio da anni e dal quale è nato il lavoro artistico “Liquid Eyes”, ispirato agli scritti di Bauman recentemente scomparso e visibile sul mio sito ad hoc: www.vanessa-rusci-arte.com. Un altro importante incontro è stato indubbiamente quello con Sistemi & Consulenze, giovane e dinamica realtà, con una forte esperienza sul campo che aiuta le aziende ad affrontare il mercato attuale, andando oltre la ‘classiche’ consulenze passive affrontando le varie tematiche nell’ottica del miglioramento continuo. Realtà questa che mi ha aperto un mondo affascinante, con una filosofia che … si sposa interamente col mio modo di lavorare.
Progetti per la nuova annata?
Partiranno tante cose: da un progetto che unisce arte, marketing e sociale, “VARU ART FOR HUMANITY “ a “Noi Social per le Donne”, un “disegno” che raccoglie i soldi per i centri di accoglienza delle vittime di violenza e che si svolgerà per tutto il 2017. Poi step, utilizzando i social network e la vendita di fotografie, work shop sul corpo solo per donne: l’About your body che ha recentemente vinto un riconoscimento in New Jersey e i corsi di fotografia artistica – marketing dove insegno col mio particolare metodo studiato sulla percezione e i 5 sensi. E molte altre cose ancora, oltre appunto al mio “classico” lavoro di comunicazione.
Fotografare è anche povocare emozionando o sbaglio?
Può esserlo e io amo molto provocare, ma ultimamente sento maggiormente il bisogno di donare bellezza, speranza, serenità. Quindi ho due filoni molto forti: quello della provocazione con cui voglio far riflette tipo “Liquid Eyes” e quello della bellezza come la ricerca sui fiori e poesia “Flowers and Poetry”
Il tuo sogno nel cassetto?
Quest’anno il mio sogno è più concreto degli anni precedenti, sento forte l’esigenza di portare fiducia e orgoglio nella mia professione, fortemente inflazionata dalla mancanza di cultura e dalla superficialità con cui ci approccia alla fotografia. Voglio dimostrare che la fotografia di ricerca comunica molto di più di quella standard commerciale, che usare le immagini degli stock non dà gli stessi risultati dello studio di un progetto fotografico e che le immagini prodotte troppo spesso scivolano sui nostri occhi a causa del bombardamento di immagini che subiamo quotidianamente. Sto insomma parlando di tornare a parlare di fotografia autoriale, di tornare a inquadrare il fotografo come autore, artista.
La fotografia che vorresti fare?
Qui si va sull’utopia! Ho di recente visto il primo “selfie” nello spazio e devo dirti che mi sono detta ma quanto sarebbe bello fotografare dalla luna.
Come si sta in Toscana?
Bene, la qualità di vita è eccellente, i posti sono bellissimi, c’è il mare, la montagna, amo la terra senese e la Maremma, in particolare. Ma voglio fare una piccola polemica sul fatto che i miei luoghi andrebbero valorizzati meglio coinvolgendo figure professionali competenti, aiutando veramente le aziende locali, stimolando il turismo, la vendita dei nostri prodotti amati in tutto il mondo. Sì, si deve crescere ancora tanto in questo campo.
Ma l’Italia oggi è ancora un paese per artisti?
Rispondo di getto: no, nonostante ci siano tante realtà importanti, tante ricerche serie, tanti artisti. Mancano i mecenati, mancano le risorse, mancano le volontà.
Faccio fatica a entrare nel giro artistico italiano: viaggia su cliché che non comprendo, che non mi appartengono. E’ molto triste questo per me. Sto volgendo il mio sguardo oltre oceano da anni, negli Stati Uniti, a New York e a Los Angeles dove collaboro con due gallerie, in Europa, in Inghilterra come ti ho già detto, in Germania e in Spagna. Grazie al web partecipo alla realtà mondiale, concorsi, premi internazionali. In Italia ci sono sempre gli stessi problemi di nepotismo, di politica, e sì lo voglio dire, a parte alcune realtà, c’è ottusità e arroganza, mentre all’estero si ragiona in altri termini, si considera l’arte come un bene importante della società e ci si investe, si cerca la ricerca. Mi fermo qui…
Mi chiedete se l’estero è migliore e l’Italia fa schifo perché non te ne vai? Questa è la frase emblematica di questa nostra situazione: non si pensa a migliorare qua, ma si sopporta, si difende l’indifendibile e si invita chi avrebbe voglia di cambiare le cose anche ispirandosi alle realtà estere prendendo ovviamente le cose migliori, ad andare via, o ad adeguarsi al sistema.
Io resto, per ora, non riesco ad adeguarmi, ma non demordo e proseguo. Amo l’Italia…
Stefano Mauri