Vincenzo Sbernini, professionista del settore enogastronomico, con gli amici Enrico Alari e Matteo Giossi, da oltre due anni anima il circolo cremasco enologico La Volpe e l’Uva. Vive, interpreta, respira e comunica la passione per il vino alla sua maniera, a modo suo e decisamente fuori dagli schemi il buon Vincenzo. Con lui, volentieri abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Le vostre serate ispirate alla conoscenza del nettare di bacco riscuotono sempre un grande successo …

Il vino essenzialmente è semplicità, ergo, cerchiamo di proporre appuntamenti periodici interessanti, senza tanti sofismi o tecnicismi esasperati che dir si voglia. L’obiettivo è infatti quello di avvicinare al vino semplici appassionati, gente che vuole conoscere e curiosi, anziché mettere insieme eventi autoreferenziali o analisi eccessivamente tecniche, ecco prediligiamo momenti spontanei e coinvolgenti.

Alla grammatica pura preferite insomma la poesia.

Sì perché intorno a ogni bottiglia di vino degna di tale nome si celano storie affascinanti di persone e cantine, aneddoti particolari e noi ci riferiamo anche a questi aspetti. Sono viadanese di origini, e, di conseguenza cresciuto a … Lambrusco. Sapete ad esempio come mai una certa tipologia di Lambrusco Mantovano di uve Ruberti allevate a Guyot si chiama Incantabiss?

No …

Perché è dedicato ad Arnoldo Mondadori nativo di Poggio Rusco, terra di lambruschisti puri, persona che quando parlava, per abilità oratoria e forza di persuasione sapeva incantare appunto le bisce.

Sbaglio o sei per la riscoperta di un certo modo di concepire il Lambrusco?

Lo ritengo un grande vino sottovalutato dai più anche per via della strada eccessivamente commerciale presa, anni fa, da qualche produttore. Per fortuna oggi certe cantine stanno tornando a produrre lambrusco come ben sapevano fare una volta.

Hai, tra le altre cose, una visione tutta tua sul prosecco, vero?

Nessuna polemica per carità, ma se nel bicchiere c’è vero, fatto come Dio comanda, prosecco ecco niente da dire, altrimenti, piuttosto che certi prodotti di largo consumo preferisco proporre, per fare un nome, una bottiglia di Metodo Ancestrale dell’Appennino Emiliano, vino autoctono che, come tutti gli italiani autoctoni adoro e propongo in assaggio a prezzi competitivi.

Metodo Ancestrale?

E’ una sorta di rifermentazione in bottiglia naturale ottenuta grazie all’innalzamento, dopo precedente abbattimento prima dell’imbottigliamento, della temperatura … così il vino in bottiglia, naturalmente riprende una sorta di seconda fermentazione.

Ti piacciono i tortelli cremaschi?

Buonissimi e consiglio di abbinarli a bollicine intriganti, a un lambrusco o comunque a vini non troppo aromatici.

Insomma sei fuori dai soliti schemi pure in tema d’abbinamento cibo vino …

La varietà, la diversità dei tanti vitigni autoctoni italici è ricchezza, il positivo valore aggiunto, quindi non fermiamoci all’apparenza, andiamo oltre. Avete presente certe carte dei vini in certi ristoranti? Sembrano bibbie e così alte e voluminose portano in confusione e alla fine, confusi, si finisce col scegliere sempre la solita bottiglia. Pochi, ma diversi non sarebbe preferibili?

Un pensiero per chiudere sulla Franciacorta?

Sono felice che certe piccole realtà franciacortine, da un po’ di tempo a questa parte, abbiano iniziato a fare cose diverse dai soliti canoni massimali che vorrebbero il vino uniformato, standardizzato a gusti internazionali. Il vino è una cosa semplice, dunque non complichiamo le cose e torniamo ad apprezzare i vini semplici come, tanto per rendere l’idea, sarebbe auspicabile tornare a … gustare e apprezzare un Lugana che sa di uva Turbiana o Trebbiano di Lugana. Non trovate?

Stefano Mauri

(Visited 133 times, 3 visits today)