Presto accendi il fuoco in quel cazzo di camino. Almeno se cerca di scendere dalla canna fumaria lo abbrustoliamo”. Non avrei mai pensato di dirlo da bambino, quando obbligavo i miei genitori a spegnere il camino e a pulirlo la notte della vigilia per non fare sporcare il babbo più amato dai bambini che veniva a portarmi i doni.

Tutto iniziò nel 1976 in Sierra Leone, un virus che chiamarono ebola e che se ne rimase assopito per anni, con qualche fiammata in qualche paese africano nei 30 anni avvenire. Poi qualche genio di qualche multinazionale che aveva visto qualche film di troppo pensò di trasformarlo in un arma batteriologica. Ed ecco il risultato. Testata nei laboratori del Polo Nord, si sa il freddo congela i virus, l’Ebolamutata fece ciò che nessuno si sarebbe mai immaginato facesse. Inquinò la falda acquifera del Polo Nord, proprio quella che porta acqua al laboratorio di Babbo Natale. Così lui ed i suoi aiutanti si trasformarono in zombi famelici.

All’inizio, con i primi casi, i dottori si recarono a controllare. Scoprirono allora che il Babbo era un mezzo schiavista: lavoro nero, ritmi massacranti, sindacati banditi. Ma tutto passò in secondo pianò quando anche il boss divenne uno zombie.

E da allora la notte di Natale è un delirio. Tutti sprangati in casa. A sperare che lui non passi. Tutti a difendersi come si può… Fottuto natale…

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