Due leghisti cremaschi, vale a dire Mario Tovaglieri e Federico Filipponi, sabato scorso erano a Milano al comizio “sovranista” del Capitano Salvini. Mario e Federico, nel capoluogo milanese appartenevano alla nutrita schiera autoctona leghista in trasferta per il comizio del leader della Lega. E Tovaglieri e Filipponi sono poi stati intervistati, per il Corriere.it, dal giornalista Marco Imarasio. Ecco i loro interventi.
«E dai, che siamo tantissimi». Anno 2019. Se un pomeriggio di finta primavera un viaggiatore a digiuno di Terza Repubblica e governi del cambiamento fosse arrivato sui lastroni di piazza del Duomo bagnati dalla pioggia, avrebbe pensato senz’altro un «ancora lui» contemplando questa distesa di azzurro e di tricolori e di striscioni che inneggiano all’Italia e agli italiani. Avrebbe poi avuto conferma della sua intuizione guardando l’entusiasmo incontenibile di Vito, meccanico siciliano di 38 anni che ha risalito il Paese in treno per litigare con l’arcigno servizio d’ordine, scavalcare anche le transenne del palco e piazzarsi il più vicino possibile all’oggetto del suo desiderio reggendo con le braccia tese lo striscione «Acireale ti ama». Il dubbio di vivere in un eterno 1994 gli sarebbe passato ascoltando i cori inneggianti a Matteo e non a Silvio che ogni tanto salivano dalla folla infreddolita, ma in apparenza il culto della personalità e lo spirito da noi contro tutti è lo stesso di allora. Anche i nemici, a ben vedere, perché alla fine tutto si riduce ai «comunisti che fanno piovere», a un indistinto pericolo rosso che si annida ovunque, nell’Europa matrigna, nelle banche, nella finanza e persino nella meteorologia.
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