Ho iniziato a scrivere queste canzoni (improbabili) quasi per caso (o per sbaglio). Dopo il bel progetto Alpiani & the Swamps, con Paolo Alpiani, in cui delle canzoni che lo compongono ha firmato i testi e dopo aver portato in giro la mia passione/ossessione per Giorgio Gaber quasi nello stesso periodo del 2017, una cosa fatta per “sopravvivere” ai contraccolpi della sorte, mi sono trovato con alcune idee e abbozzi di mezze canzoni.

Cose avanzate dal progetto con Alpiani e che hanno quell’aria da ballata americana (e che riprendevano un altro progetto precedente e naufragato, l’idea un po’ spreengsteniana di scrivere un concept con dei personaggi ambientato nella bassa padana). Ma non avevo ancora definito delle idee. Poi l’essersi portato sulle spalle la mia passione per Gaber per qualche mese e la scarsa capacità con lo strumento mi hanno tirato fuori un po’ di vena ironica. Da lì una prima canzone scritta scherzosamente pensando ad un amico come risposta ad alcune discussioni socio culturali tra me e lui.

Insomma alla fine mi sono trovato con una quindicina di canzoni molto diverse tra loro appartenenti diciamo a tre macro filoni. Quelle legate al post Swamps, quelle ironiche e quelle… afone. La cosa bella che ho anche iniziato a portarle in giro dal vivo. Io, tutto solo con una chitarra che suona male e che accordo peggio. I risultati, lo so, sono quello che sono. Sono caduto dal palco a bar Parko durante la mia partecipazione al contest del 3 marzo (una sera che faceva un freddo becco in cui abbiamo suonato in veranda e ho fatto lo scemo con Giorg & Saimon). Ho dovuto trovare una chitarra decente per la sera del Disaster del 11 maggio, ho perso la voce dopo una sera privata per un gruppo di amici il 25 maggio, sono tornato a provarci a Casale Cremasco in un appuntamento già fissato, e con il sostegno dell’Alpiani il 30 giugno.

Insomma era arrivato anche il momento di fissare qualcosa. Avevo pensato di andare dall’amico Andrea Spinelli e magari incidere bene da lui i pezzi. Ma non è nello spirito di queste canzoni strane. Doveva essere una sorta di Nebraska alla mia maniera. Così una mattina di luglio, il 4, mi sono messo e ho registrato alla meglio la gran parte dei pezzi. Voce, chitarra il più accordata possibile e registratore del cellulare. Ho messo qualche coloritura con Garage band, le ho pulite un po’ dai rumori con Audition. Alla fine mi sembra una cosa decente.

Sono meno della metà dei pezzi che ho. Gli altri, non so vedremo. Coprono un po’ i tre filoni. Ci sono l’ironia e le dediche a persone specifiche di Umberto, La logorrea logora chi non ce l’ha e La ballata dell’assessore (basta che me lo chiedete e vi svelo il nome dei tre personaggi cremaschi a cui sono ispirate), c’è il mito americano serio di Folsom con una storia di Johnny Cash, c’è il mito americano visto da qua con Max Pezzali, ci sono i pezzi afoni Canzone stupida e Serenata balorda, nati per supplire alla voce non ancora del tutto tornata dopo il 25 maggio.

Mancano tanti pezzi che ho anche suonato dal vivo. Strade assetate e Frontiera di quel famoso concept, perché continuo a cambiare e perché non ci arrivo a cantarle in questo periodo, mancano le due donne misteriose Atena e Maddalena, manca il blues di Robert al crocevia, manca Superhero che mi trascino da anni dandogli ogni volta una nuova forma feticcio, mancano quelle che non ho del tutto finito come Il populista che c’è in me e Tango del colle (anche perché alla fine sono troppo politiche per me).  Chissà magari le userò per altro. O magari si perderanno nel tempo

Intanto c’è questo cd improbabile, che già da qualche giorno sta su Jamendo, dove sono da anni registrato come autore anche se nessuno lo sa, e che regalerò in copia fisica fatta in modo spartano a chi me la chiederà in giro per Crema.

Emanuele Mandelli

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