La questione sollevata dalla delibera dell’Anac che boccia la cessione del 51 per cento di Lgh a A2A e che vede coinvolta Scrp in quanto socio della stessa Lgh, ha suscitato grande scalpore. Sussurrandum vuole fornire il proprio contributo per definire meglio i termini della questione, pubblicando un articolo di Antonio Grassi uscito il 23 dicembre 2015 sul quotidiano La provincia. E’ utile perché chiarisce che i sindaci soci di Scrp non hanno deliberato la cessione, ma sono stati semplicemente informati di quanto aveva già deciso il consiglio di amministrazione. Ricordiamo che durante l’assemblea informativa dell’operazione sindaco di Agnadello, Giovanni Calderara aveva sollevato la questione motivo della bocciatura del’Anac.
Subito una precisazione. I sindaci dei comuni soci di Scrp non hanno votato la cessione del 51 per cento di Lgh ad A2A. Scrp detiene poco più del 9 per cento delle azioni di Lgh. Ora scenderà al 4,5 per cento. La decisione è stata presa esclusivamente dal consiglio di amministrazione di Scrp, che lunedì, ultimo giorno utile per aderire o meno alla proposta di acquisto della stessa A2A, ha informato i soci di tale decisione chiedendo un parere informale. Assemblea sì, ma niente votazione. Per carità, tutto legale, anche questo è giusto sottolinearlo. E dopo le due precisazioni, alcune considerazioni.
Punto uno. Per Scrp si tratta di un’operazione che vale poco più di 10 milioni di euro. Perché i soci non sono stati chiamati a votare? Il presidente Pietro Moro ha spiegato che la decisione è di competenza del consiglio di amministrazione. Bene. Ma se Moro ha sentito la necessità di informare l’assemblea dei soci, non si capisce perché non abbia richiesto ai soci di esprimere il loro parere attraverso un voto. Se dopo l’informativa la maggioranza dei soci si fosse dichiarata contraria cosa sarebbe accaduto? Già, il voto non era previsto. I soci erano già riuniti, bastava chiedere di alzare la mano e contare i favorevoli, i contrari e gli astenuti. E se la motivazione non dichiarata del non voto era la paura di un ‘no’, tranquilli, non ci sarebbero state sorprese: avrebbero vinto, senza storie, i favorevoli.
Punto due. Il comune di Crema detiene, attraverso Cremasca servizi, una quota diretta di Lgh. Se vale la logica – fatte salve motivazioni legali – di Scrp l’amministratore di Cremasca servizi avrebbe potuto aderire all’operazione A2A senza chiedere un voto al comune socio. Al contrario la questione è stata dibattuta in consiglio comunale (in questo caso corrispondente all’assemblea di Scrp) ed è stata votata. Stesso metodo è stato utilizzato dal comune di Cremona che controlla Aem, socio al 31 per cento di Lgh. Perché per Scrp non si è impiegato lo stesso sistema? Il concetto è il medesimo. I soci (che sia uno solo o siano in tanti non modifica il principio) decidono un’operazione che, inutile negarlo, non è ordinaria, ma straordinaria: non tutti i giorni si cede il 51 per cento di quote azionarie. E questo è indipendente dalle prescrizioni di legge che potrebbero anche permettere ai consigli di amministrazione di decidere autonomamente. E il metodo che siano i soci a decidere operazioni di questo tipo vale soprattutto se si tratta di società pubbliche. Partecipate appunto.
Punto tre. Con questa operazione A2A, (quotata in borsa quindi con soci privati) controlla anche il 51 per cento di Linea gestioni che garantisce il servizio di igiene urbana. Piaccia o meno, è una parziale privatizzazione del servizio stesso. Potrebbe anche non essere una penalizzazione, però ricordiamoci le polemiche di alcuni anni fa sulla Newco cremasca, società pubblica privata mai nata per lo scontro sulla percentuale da assegnare ai privati e non solo per questo. Se fosse partita probabilmente il servizio di igiene urbana sarebbe rimasto sotto il controllo dei comuni cremaschi.
Punto quattro. A2A è quotata in borsa e agli azionisti privati interessa – correttamente – che alla fine dell’anno vengano distribuiti dividendi sostanziosi. Non è la logica del socio pubblico che, sia chiaro, non deve gestire società in perdita, ma neppure deve lucrare sui servizi essenziali.
Punto cinque. Già in Lgh il Cremasco contava poco. In A2A conterà ancora meno. Con un po’ di esagerazione, ma non tanta, si può affermare che conterà nulla, al di là delle assicurazioni di chi questa vendita l’ha sostenuta a spada tratta.
Punto sei. Quando a Scrp arriveranno i 10 milioni (metà in azioni e metà in contanti) come verranno impiegati? Si spera che il consiglio di amministrazione non decida autonomamente e poi convochi un’assemblea informativa per comunicare ai soci la destinazione dell’incasso. Per favore, il consiglio di amministrazione coinvolga i soci. I sindaci. E qui potrebbe giocare un ruolo l’Area omogenea qualora venga istituita. Area omogenea identificata come organismo politico del Cremasco e territori limitrofi, deputato a rappresentarlo, nei confronti della Regione e di tutte le altre istituzioni.
Punto sette. Se il consiglio di amministrazione di Scrp può decidere su un’operazione straordinaria (meglio ribadirlo) di 10 milioni di euro senza il voto dei sindaci, significa che qualcosa va rivisto nel meccanismo di controllo di questa partecipata. Il Comitato ristretto a cosa serve?
Antonio Grassi